appena tornato da una facoltà occupata,
una facoltà umanistica.
il motivo: “Aperitivo letterario”.
interessante..
dentro ci ho trovato un po’ di tutto, gente che leggeva brani di bei libri, “attori” che urlavano nel microfono e si contorcevano per terra come ossessi, tanta -forse troppa- politica, creatività (eccessiva?), libertà un po’ troppo ostentata per sembrare autentica.
Era forse quello il mio mondo?
poi ho commesso l’errore fatale, se così si può dire, di guardare le loro bacheche e leggere gli invitanti nomi dei loro corsi:
storia del teatro
letteratura
psicologia
filosofia
rinascimento
…
…
è qui che si studiano l’animo e l’arte!
e io che cazzo c’entro?! in tutto questo intendo.. eppure continuo il mio “lavoro”, la sera, con un ritmo estremamente incostante, forse con troppe pretese, con due compagni di viaggio fedeli ma un po’ scontati, – fondamentalmente senza le basi, un po’ come un bambino che cerca di acchiappare la luna allungando il suo corto e patetico braccino..
io studio i cuori, le fratture, gli intestini,
i vermi, le piaghe purulente..
so sì e no qualcosa sui batteriofagi,
sulle milze, sui muscoli sfinteri e dilatatori..
che ci sto a fare qui?
però, a mia difesa, posso dire
di aver trovato più poesia
nel riflesso di correzione di un gatto
che in tutto il manipolo di umanisti
ululanti
di questa sera.
F.K.
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